AREA DI INTERVENTO - Ortofoto
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Committente
Comune di Taranto
Tipo di prestazione
Progetto di fattibilità tecnico-economica; Progettazione definitiva ed esecutiva
Esecutori
GA&M s.r.l. – designata da Consorzio UNING s.c.ar.l.; con altri professionisti
Ruolo professionale
Progettista
Importo complessivo dei lavori
€ 13.698.600,00
Classi di lavori

In sede di gara d’appalto, GA&M s.r.l. si è aggiudicata la progettazione del social housing nella città vecchia di Taranto, il cui degrado fisico e sociale ha assunto forme differenti e complesse. Nell’ambito della «nuova residenzialità», l’«intervento pilota» in progetto si è configurato come potenziamento dell’offerta di alloggi sociali, mediante il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico qui presente. Considerati lo sgretolamento fisico dell’isola e lo sfaldamento della comunità che la occupa, la proposta progettuale ha voluto usare i mezzi dell’architettura e dell’urbanistica a favore della costituzione di una comunità nuova, capace di raccogliere la sfida di rendere reversibile un fenomeno che mina i caratteri identitari dell’intera città. A tal fine un progetto di Social Housing, pur se declinato nelle forme più inclusive deve coniugarsi con la strategia più complessiva, che l’Amministrazione Comunale sta portando avanti nel Contratto di Sviluppo, per la nascita di attività produttive, culturali e universitarie nei settori dell’ambiente, della nautica che siano attrattive per professionisti e studenti nazionali e internazionali.  Riabitare la città vecchia di Taranto significa pensare a una forma nuova spaziale dove il luogo pubblico l’asse portante della trasformazione, definendo una maggiore permeabilità e accessibilità, costruendo un rapporto di continuità con il mare spesso negato. I temi di  recupero e riuso, intorno ai quali è strutturato il progetto si sono ispirati al Modello RE-CYCLE che tramite processi di rigenerazione urbana e sociale che riscrive in senso contemporaneo i modi dell’abitare, vivendo lo spazio urbano quale prolungamento della residenza dove rinnovare il senso comune del vivere insieme, in cui il recupero della sua dimensione pubblica in stretta relazione con quella privata, definiscono un progetto di innovazione sociale. Ne consegue un concetto di città, quale «Casa Estesa», ove il limite architettonico della tipologia edilizia composta da minimi spazi privati, si supera con i servizi condivisi che costituiscono un’estensione funzionale della residenza individuale e si articolano come infrastrutturazione materiale/immateriale diffusa: cucine aperte – alcune famiglie preparano porzioni in più e le offrono a vicini, anziani, studenti, turisti, previa prenotazione; Kindergarten pensato come «asilo tra i cortili» per beneficiare del sole mediterraneo; nido domestico dove una mamma si offre per accudire altri neonati nella sua casa;  lavanderia a domicilio, e così via. In un’ottica di progettazione inclusiva, urbanismo tattico e comunicazione urbana alternativa il «Park Urka» nella Città Vecchia di Taranto ne costituisce già una best practice. 
Nell’ambito del recupero architettonico è stata adottata una strategia di indifferenza: si è liberato l’involucro dalle specificità antecedenti il degrado oppure si è  ripartiti dalle sue tracce ridefinendo gli spazi interni e definendo nuovi spazi esterni. In un contesto fatto di interstizi nella compattezza del tessuto edilizio, di vuoti urbani dovuti a crolli, di spontanee presenze verdeggianti, realizzare progetti di piccola scala significa lavorare con l’ambizione di apportare ampi benefici agli abitanti; inglobare all’interno di uno spazio pubblico a verde attrezzato i bastioni sul versante nord dell’Isola, occupati nel corso dei secoli dalle esigenze di spazio; agire laddove è possibile, con un diradamento puntuale che consenta maggiore areazione e illuminamento naturale. Un’altra esigenza a cui il progetto ha mirato a rispondere è stata quella dell’accessibilità pedonale. In punti strategici per dimensione e altimetria dei vicoli che si snodano da mar grande a mar piccolo, si è prevista l’installazione di dispositivi pedonali e meccanici (rampe a dolce pendenza, elevatori e tappeti mobili) che consenta a tutti indistintamente, la percorribilità trasversale dell’isola, che possono anche collegare i piani terra alle terrazze e le stesse tra loro per ampliare e declinare lo spazio pubblico in modo alternativo e complementare a quello “tradizionale” della quota stradale. 

In ambito strutturale, l’utilizzo di tecniche avanzate trova applicazione nella realizzazione di interventi estremamente conservativi: i tubi di iniezione di malta, integrati con diatoni artificiali dotati di più asolature laterali per permettere alla miscela di penetrare in profondità allo spessore murario, sono alimentati da pompe di tipo «peristaltico» in grado di modulare la pressione di iniezione. Verranno adottati innesti speciali tra le murature e i solai lignei ricostruiti al fine di assorbire senza collassare eventuali deformazioni differenziali del terreno e anche le sollecitazioni sismiche. 

Il particolare ambito di intervento, costituito da una viabilità angusta poggiata su un terreno morfologicamente eterogeneo impone di adottare un sistema di smaltimento delle acque il meno invasivo possibile. Per le acque di pioggia si è ritenuto opportuno di farla scorrere in apposite canalette a cielo aperto realizzate al centro della careggiata stradale fino a punti di raccolta individuati ad hoc. Qui, il progetto ha previsto l’installazione impianti di raccolta, disoleazione e sedimentazione che consentono di riutilizzare le acque grigie per le utenze domestiche o pubbliche, come gli scarichi o l’irrigazione dei giardini. Per quanto riguarda invece la acque nere, la soluzione più adatta al contesto si è rivelata la cosiddetta «fognatura pneumatica» che consiste nella posa lungo i percorsi stradali delle tubazioni di aspirazione a una profondità minima. I vantaggi di un sistema in depressione sono così riassumibili: condotte aventi diametri particolarmente ridotti; scavi di modesta entità, riduzione dei problemi di posa legati alla presenza di acque di falda; eliminazione dei pozzetti d’ispezione; scavi superficiali per strade di larghezza limitata ed edifici con fronte strada (diminuzione dei disagi); possibilità di servire tutte le utenze ubicate lungo il tracciato della rete; riduzione o eliminazione degli impianti di sollevamento; minor impatto ambientale; facilità nell’esecuzione di futuri collegamenti alla rete stessa; immediata verifica di eventuali intasamenti ed ostruzioni (frequenza comunque rara rispetto ai sistemi tradizionali presenti in letteratura); velocità di rimozione dei sedimenti data l’elevata velocità e quindi immediato smalti mento degli stessi; Indipendenza della rete dal percorso scelto: ciò consente di adattare la rete ad ogni eventuale necessità rilevata lungo il percorso come tubazioni esistenti, manufatti interrati, 

Le tipologie di corpi emittenti dell’impianto di illuminazione pubblica, progettato a led, sono stati opportunamente selezionati per la valorizzazione ambientale e architettonica, in linea con caratteristiche fotometriche ed elettriche conformi alle normative europee e in particolare alla UNI 1838 sui parametri illuminotecnici. 

Per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico (riscaldamento, raffrescamento e ACS) l’obiettivo del progetto è stato quello di raggiungere l’utilizzo esclusivo di energia rinnovabile con evidente vantaggio sia dal punto di vista sia economico che ecologico, tramite eventualmente pompe di calore ad acqua, con pozzo di falda comune per unità strutturali e un impianto fotovoltaico da inserire nelle coperture vetrate delle serre dotato di moduli di aspetto similare alla vetrata stessa, integrati di un film con celle captanti. 

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